Progetto SINMAMA : nuove notizie dalla Tanzania

Vi invio un saluto e qualche notizia dalla missione di Mbeya, dove abito accanto ai bambini e ragazzi orfani disabili, accolti nel Centro Joseph Allamano. Il Centro è stato fatto costruire da Mons. Evaristo Chengula ed inaugurato dall’attuale Arcivescovo Mons. Gervas Nyaisonga nell’agosto del 2020.

Nel rapporto Unicef del 2020 sulla situazione dei bambini e giovani con disabilità in Tanzania si legge che essi sono circa seicentomila. La situazione dei bambini disabili è molto difficile, tanto più se sono orfani o sono stati abbandonati. In un Paese a basso – medio reddito come la Tanzania emerge la difficoltà di assicurare servizi sanitari adeguati. La triste realtà è che mentre un bambino sano può aiutare la famiglia, anche nel lavoro attuale e poi nel futuro, il bambino disabile non può farlo ed anzi diviene un peso per il genitore che deve lavorare. E poiché il lavoro occupa una grande parte della giornata, il bambino spesso viene lasciato a casa da solo, senza ricevere gli stimoli di cui avrebbe bisogno per crescere e migliorare la sua situazione. Le classi delle scuole primarie sono spesso sovraffollate ed inserire i bambini con disabilità diventa una sfida per l’unico maestro che ha la responsabilità dell’intera classe.

L’Arcidiocesi di Mbeya, attraverso la Caritas diocesana, con la collaborazione di altre Chiese cristiane, che hanno messo a disposizione i locali, l’ONG italiana “Comunità Solidali nel Mondo” ed altri enti di volontariato europeo, ha aperto quattro centri di riabilitazione su base comunitaria nella città di Mbeya. Il progetto dal titolo “Simama” significa nella lingua swahili “in piedi” ed esprime l’auspicio che i bambini ed adolescenti possano conquistare l’autonomia.

Nella casa Joseph Allamano vivono attualmente sette bambini e ragazzi, dai 4 ai 17 anni, le cui disabilità sono abbastanza gravi. Solo tre di loro sono stati inseriti a scuola, ma solo uno studia nel livello che è proprio per la sua età.

Nei primi giorni di conoscenza mi sembrava che alcuni bambini fossero immobili, impossibilitati a fare qualsiasi movimento. Invece nel passare dei giorni mi sono accorta che, stimolati, possono raggiungere degli obiettivi a loro misura. Ad esempio il più piccolo, pur non riuscendo a gattonare, rotola sul tappeto nel pavimento per raggiungere chi lo chiama.

Nella maggioranza dei casi i genitori sono morti. Alcuni membri della loro famiglia, ad esempio la nonna anziana, uno zio, una sorella vengono a trovarli durante le feste, a volte anche portandoli a casa per un breve periodo. La situazione di povertà e la mancanza di servizi diffusi nel territorio non permette di più.

In primo luogo sto cercando di migliorare la situazione generale della vita quotidiana, ad esempio rispetto alla qualità dell’acqua e del cibo, e garantire gli spostamenti attraverso le sedie a rotelle ed altri sussidi.

Il pomeriggio, quando tutti sono a casa, organizzo delle attività ludiche e ricreative con loro, soprattutto all’esterno, nel giardino del Centro di formazione, dove solitamente vengono anche altri bambini del quartiere a giocare.

La sfida è quella che anche i bambini e ragazzi disabili possano giocare insieme agli altri coetanei. Ed in questi mesi i risultati stanno cominciando a vedersi. Pensate che il primo giorno che ho portato fuori un ragazzo, seduto nella sedia a rotelle, c’è stato un fuggi – fuggi generale! Complice il tempo delle piogge per cui gli spazi erano ristretti ed avremmo dovuto condividere lo spazio di un porticato.

Ora invece la situazione è cambiata. I bambini giocano divertendosi negli stessi spazi ed a volte insieme, dunque tenendo il ritmo dei più svantaggiati.

Attraverso la dimensione dell’amicizia i bambini disabili vengono stimolati a dei piccoli ma costanti progressi. Questo è per me già un bel risultato, pur consapevole che ci sono tanti passi nel percorso di integrazione integrale, che riguarda il loro presente e futuro.

Vi saluto e vi ringrazio. La mia presenza a Mbeya è segno anche della vostra attenzione e cura per questi bambini e ragazzi, amati e preziosi agli occhi di Dio.

Giada Melis

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