Laboratori al carcere di Uta
“Chi pianta un albero pianta una speranza.” Lucy Larcom)
Premessa
Le regole della società moderna ci confortano nel ricordarci che il mancato rispetto della legge deve essere punito. Nessuna punizione, però, deve essere tanto grande da uccidere la speranza.
La privazione della libertà è la pena più pesante che un individuo possa scontare, perché tocca la persona nel suo intimo, sprofondandola spesso in un vortice senza fine che in molti casi ha portato al suicidio.
Basta entrare in un carcere, sentire le storie dei detenuti per porsi la domanda “Perché loro e non io?”. “Loro hanno sbagliato ed è giusto che paghino” non è una risposta soddisfacente perché tutti possono sbagliare.
E’ necessario creare nella società tutte le possibilità di riabilitazione che possono far cambiare la vita e ridare la speranza a chi, ravvedendosi, sogna per sé e per i suoi cari una nuova vita, dove anche l’esperienza di chi ha sbagliato e si è ravveduto possa contribuire alla costruzione di una società migliore.
Con questo intento, senza nessuna pretesa di risolvere i problemi delle carceri, ma semplicemente per portare un po’ di speranza, l’Associazione il Villaggio ha organizzato due laboratori presso il carcere di Uta: Scrittura creativa con tutor Paolo e Alessia affiancati da Mondo e Rita e Mosaico con tutor Gigi affiancato da Chiara.
Dopo una travagliata trafila burocratica per avere i permessi e riuscire a conciliare gli orari di laboratorio con la disponibilità dell’istituto carcerario, finalmente a marzo 2016 i laboratori hanno avuto inizio.
La scoperta di una grande umanità dietro le sbarre.
Nessuno di noi era mai entrato in un carcere ed il primo giorno eravamo un po’ in ansia.
Non sapevamo che ambiente avremo trovato, ma la sorpresa è stata la scoperta di una grande umanità che ci ha incoraggiato a continuare.
Qui di seguito i resoconti di entrambi i laboratori.
Laboratorio di scrittura creativa
Dopo i primi accordi con il personale educativo del carcere di Uta a ottobre 2015 e l’attesa per i permessi, a marzo abbiamo iniziato il nostro intervento con il primo incontro del laboratorio. La proposta d partecipare è stata fatta direttamente dagli educatori del carcere.
I partecipanti sono stati tutti uomini maschi, 6, un numero minore rispetto alle nostre aspettative e con questi abbiamo iniziato il nostro percorso per stimolarli a scrivere e con la scrittura a entrare in contatto con sé stessi. Abbiamo dato a ciascuno un block-notes e un quaderno, penna e matita e li abbiamo incontrati per 10 volte, il giovedì, per un’ora e mezza o due (nel caso, piuttosto frequente, in cui ascoltare e condividere ciò che avevano scritto richiedeva più tempo del previsto).
Dopo il primo incontro in cui ciascuno poteva esprimere ciò che si aspettava dal laboratorio e abbiamo visto come si può iniziare a scrivere un racconto, abbiamo sempre fatto degli esercizi insieme e lasciato loro delle proposte di attività da realizzare autonomamente nella propria cella e nei propri momenti liberi.
La risposta è stata molto positiva: tutti hanno portato proprie creazioni sui temi proposti e almeno una volta hanno avuto la possibilità di presentarle a noi e agli altri del gruppo e ricevere una reazione e un’indicazione su come fossero percepite le loro narrazioni. In diversi momenti sono emersi i punti più significativi delle difficoltà esistenziali che ciascuno stava attraversando e anche le resistenze e le difficoltà, non sempre e soltanto legate alla condizione di detenuti.
Il clima di gruppo è stato nel complesso molto positivo, con una discreta collaborazione. Al termine tutti hanno espresso la loro soddisfazione e l’interesse a portar avanti questo tipo di attività e si son mostrati disponibili a condividere alcuni dei loro lavori per una possibile pubblicazione come autofinanziamento per laboratori di livello superiore o per altri laboratori simili.
Non siamo riusciti ad avere un feed-back esplicito sulla ricaduta che ha avuto il laboratorio dal punto di vista degli educatori, i quali hanno rimandato comunque la loro soddisfazione e la volontà di poter continuare con questa o simili iniziative. Un nodo da sciogliere è la modalità con la quale si svolge la selezione iniziale per capire se e come sia possibile raggiungere un maggior numero di persone. Dall’iniziativa dello scorso anno, dalla riduzione della distanza tra detenuti e esterni per il tramite delle emozioni raccontate e condivise e, anche, dagli esiti narrativi scaturiti ci pare che si possa con frutto riprendere questo tipo di attività, in particolare per la capacità che dà al detenuto di riprendere in mano i conti con sé stesso per ridefinire la sua identità e i suoi obiettivi di vita, dentro e, soprattutto, fuori dal carcere.
Laboratorio di mosaico
Il corso, iniziato a marzo 2016, ha avuto una cadenza settimanale e, nel periodo estivo, si è trasformato in un laboratorio permanente a disposizione dei detenuti per due mattine alla settimana.
Contenuti didattici
L’attività si è incentrata essenzialmente sulla realizzazione di alcune composizioni con tessere di pasta vitrea. Il laboratorio è stato allestito in modo da garantire (tenaglie, colla, spatole, grembiuli da lavoro etc.) la possibilità di lavoro contemporaneo di 12 postazioni.
Le lezioni pratiche sono state intervallate, nel corso del medesimo incontro, da lezioni teoriche che hanno curato principalmente i seguenti aspetti: 1. Studio degli andamenti nelle composizioni musive. 2. Primi fondamenti della teoria del colore.
Nel corso del laboratorio estivo sono state distribuite delle dispense cartacee confezionate per l’occorrenza sulla base delle pubblicazioni messe gentilmente a disposizione dalla maestra di mosaico Emilie Baudrais.
La partecipazione al corso, dopo una fase iniziale che ha visto la presenza di circa 10 detenuti, si è ridotta a un nucleo composto da 5-6 persone che però, con l’andare del tempo è andato via via ulteriormente assottigliandosi a causa dei numerosi trasferimenti o della scadenza del periodo detentivo.In alcuni sporadici casi, vi sono stati degli inserimenti a corso inoltrato che però non hanno dato esito a una frequenza sufficientemente assidua.I risultati sono stati sicuramente positivi per gli allievi che hanno partecipato a un congruo numero di incontri che hanno potuto sviluppare e sperimentare delle capacità compositive e una manualità del tutto insospettate.
Bilancio : Molte le luci e anche qualche ombra (seppure piccola).
Le ombre:
⦁ La scarsa stabilità dei componenti del gruppo di lavoro con numerose uscite e ingressi in corso d’opera non ha reso possibile un approccio graduale e armonioso alla materia.
⦁ La inesperienza ed una certa timidezza da parte nostra hanno portato a volte ad avere una eccessiva tolleranza ai colloqui non proprio edificanti che spesso intercorrevano tra i detenuti. Nell’ottica di un nuovo corso, saranno necessari un approccio un poco più “severo” e la chiara posa di pochi ma ineludibili “paletti”.
⦁ Sarebbe auspicabile per il futuro una maggiore stabilità del gruppo di lavoro e un sistematico confronto con gli operatori sociali in servizio presso il Carcere
Le luci:
⦁ I rapporti sono stati sempre improntati al massimo rispetto reciproco
⦁ Alcuni soggetti hanno tratto grande giovamento personale, per ammissione degli interessati e degli operatori del carcere, dalle attività effettuate acquisendo, nel tempo, un atteggiamento più positivo e meno conflittuale nei confronti dei compagni e degli operatori
⦁ I detenuti, seppur provenienti da reparti a volte in contrasto tra loro, hanno avuto modo di condividere spazi di lavoro e attività senza che si siano create situazioni di particolare conflittualità.
⦁ I saluti di commiato alla fine di ogni lezione sono stati sempre accompagnati da manifestazioni di gratitudine nei confronti nostri e dell’associazione. Qualche detenuto, citando analoghi casi in famiglia, ha evocato la propria personale speranza dell’inizio di una nuova vita costruita proprio sulla attività musiva o su altre attività manuali artigianali.
Non possiamo misurare quanto il progetto abbia dato ai detenuti che hanno partecipato, anche se ci hanno spesso comunicato entusiasmo e attesa per la lezione successiva. Per conto nostro possiamo però affermare che, per noi tutti, è stata una esperienza forte che ci ha molto arricchito umanamente.
Visto il bilancio positivo di entrambi i laboratori, auspichiamo il ripetersi di un nuovo laboratorio di scrittura creativa e uno di mosaico, aperti ad un numero maggiore di partecipanti e, se la direzione dell’istituto carcerario autorizza, due nuovi laboratori (Inglese e Arti grafiche) per i quali abbiamo già contattato i possibili tutor.
Mondo, Rita, Paolo, Alessia, Gigi e Chiara